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Occorre recuperare quella qualità così peculiare alla nostra identità professionale, di immaginare, sognare e disegnare «mondi migliori». Per sostenere questo, tuttavia, abbiamo la necessità di cambiare il punto di vista, e pensare che l’urbanistica e le trasformazioni urbane non si esprimano più solo attraverso processi meramente compilativi e regolamentari, ma attraverso nuovi modelli che riescano a comunicare al meglio e al più vasto consesso possibile risultati, opportunità e speranze: condizione essenziale, questa, per gestire fenomeni complessi e ibridati.”

Marco Ardielli