Città non comune
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Quali disuguaglianze possono celarsi dietro gli appelli alla città plurale delle pratiche autogestite, dei beni comuni, della democrazia diretta? Nelle città si gioca oggi molta parte della lotta alle disuguaglianze. Questa consapevolezza ci porta oggi a rivalutare la sensatezza di angolature materialiste per guardare alle politiche della differenza non solo da una prospettiva di pluralismo normativo.
Il testo declina questa istanza con una riflessione sugli spazi della marginalità urbana dove le pratiche informali di produzione di territorio non sempre hanno esiti positivi in termini di inclusività e partecipazione democratiche. In dialogo con frammenti di storia recente e lontana del Rione Traiano di Napoli, dove l’autrice ha trascorso alcuni mesi come volontaria, la tesi sostenuta è che, per ragionare di città plurale da una prospettiva che rimanga attenta alla giustizia urbana, sia necessaria una profonda rivalutazione politica delle competenze tecniche urbanistiche e, più generalmente, di quelle relative al policing urbano.
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